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Una sfida: navighiamo fra le parole - 1

Cari amici,

nella nostra navigazione da fermi attraverso racconti e narrazioni di mare e viaggio, ecco la prima proposta. Il piccolo gioco che vi sottoponiamo già da ora è di riconoscere innanzitutto il titolo del libro, l'autore e i luoghi di cui si parla. Poi, volendo, di raccontarci esperienze e ricordi legati al libro e/o ai luoghi: emozioni, sensazioni, avventure, sogni…a ruota libera, senza schemi e vincoli. Buon vento e buone parole.

 

Mar Mediterraneo

 Foto: Mar Mediterraneo

 

Primo titolo. Il Mediterraneo vicino. Lì ci porta una celebre penna della narrativa ottocentesca, con una storia avvincente dal significato universale. Forse qualcuno di voi ha potuto vedere questo posto, o ce l’ha nel cuore. Non ci faccia mancare la sua preziosa testimonianza. Vi aspettiamo.

 

[…] Il sole era giunto a circa un terzo della sua corsa e i suoi raggi di maggio illuminavano caldi e vitali quelle rocce che sembravano anch’esse sensibili al suo calore; migliaia di cicale, invisibili tra le brughiere, facevano udire il loro mormorio monotono e continuo; le foglie dei mirti e degli ulivi si agitavano frementi ed emettevano un rumore quasi metallico; ogni passo di Edmond sul granito riscaldato metteva in fuga lucertole che sembravano smeraldi; si vedevano balzare in lontananza, sui pendii, le capre selvatiche che spesso vi attirano i cacciatori: in una parola l’isola era abitata, viva, animata, eppure Edmond vi si sentiva solo sotto la mano di Dio.

Provava un’emozione indefinibile, molto simile alla paura: era quel timore della luce eccessiva che ci fa sospettare, anche nel deserto, di essere osservati da occhi inquisitori.

Quel sentimento fu talmente forte che Edmond si fermò, posò il piccone, riprese il fucile, salì un’ultima volta sulla roccia più alta dell’isola e da lassù si guardò intorno con un ampio sguardo.

Ma, dobbiamo dirlo, ciò che attirò la sua attenzione non fu la poetica Corsica di cui poteva distinguere persino le case, né la Sardegna quasi sconosciuta che le è accanto, né l’isola d’Elba legata a formidabili ricordi, né infine quella linea impercettibile che si stende all’orizzonte e che all’occhio del marinaio esperto rivelava Genova la superba e Livorno l’industriosa; no, era il brigantino che era partito all’alba e la tartana salpata da poco.

Il primo stava per scomparire nello stretto di Bonifacio; l’altra, seguendo la rotta opposta, costeggiava la Corsica e si accingeva a doppiarla.

Quella vista rassicurò Edmond.

Allora riportò lo sguardo sul luogo dove si trovava; si vide sul punto più elevato dell’isola, conica, esile statua di quell’immenso piedistallo; sotto di lui non un uomo; intorno non una barca: nient’altro che il mare azzurro che si infrangeva contro la base dell’isola, ornata da una frangia d’argento da quell’urto eterno. […]

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